Give Back, dicono gli americani. Dai indietro. Restituisci alla comunità quanto hai ricevuto. E se hai ricevuto molto - dalla scuola, dall’università, dalla tua azienda - restituisci molto. Potremmo tradurre il concetto anche con gratitudine, se la parola fosse meno poetica e più pragmatica e ci aiutasse a dire: sono grato per quanto ho ricevuto e dunque mi adopero per restituire alla mia comunità un pizzico della mia fortuna. Mentre leggo la storia di Diego Piacentini trasecolo. Cinquant’anni e poco, 13 anni trascorsi in Apple alla scuola di Steve Job e poi 16 come dirigente in Amazon, è stato chiamato dal governo italiano come Commissario straordinario per introdurre il digitale nella vita dei cittadini. E ha accettato di partire, armi e bagagli, in cambio di nulla. Sì, perché Piacentini ha accettato di prendere un’aspettativa da Amazon di due anni e di lavorare gratuitamente.“Senza alcun tipo di stipendio, pro bono, zero. Ho rinunciato anche ai rimborsi spese, niente vitto e alloggio, pago tutto con la mia carta di credito personale. Nei miei sedici anni negli Stati Uniti sono stato contagiato da un’idea forte, quella di restituire al proprio Paese, alla propria scuola, alla propria università. E’ il concetto del Give back”, dichiara Piacentini. Restituire è quasi un obbligo morale, se hai avuto successo, poi sei chiamato a dare indietro qualcosa a chi ti ha formato.
Capisco perché la scelta di Piacentini abbia così colpito il pubblico italiano: perché noi siamo lontanissimi da questa cultura. Il concetto di “restituzione” non esiste nella sfera pubblica italiana e talvolta è debole anche in quella privata. Spesso si preferisce l’appropriazione, il mantenimento delle posizioni, le rendite, l’occupazione a oltranza delle poltrone. Soprattutto chi ha ruoli di potere e posizioni economiche solide le mantiene per sé o al massimo le condivide con parenti e amici intimi.La restituzione, invece, presuppone l’impegno verso l’anonimo, lo sconosciuto, la comunità in senso lato. Può avvenire nella forma del mecenatismo, della donazione, della dedizione gratuita a qualche attività sociale o culturale, dell’impegno per le nuove generazioni. Non viene demandata alla stagione della pensione, quando l’impegno volontario è più diffuso e comprensibile, ma è parte del proprio impegno di persone attive e nel pieno delle forze.Una chiamata alle armi per noi generazione di mezzo a cui vorrei rispondere. Un recente avanzamento di carriera mi ha liberato dall’ansia di darmi da fare per il mio lavoro, inseguendo titoli e conferme. Ora vorrei poter restituire una parte di quello che ho ricevuto, vorrei poter generare occasioni di lavoro per i più giovani. So di avere un debito, spero di riuscire ad onorarlo.